Open Access significa accesso libero e senza barriere al sapere scientifico, come enunciato nella Berlin Declaration on open access to knowledge in the Sciences and Humanities sottoscritta anche dall’Alma Mater Studiorum nel 2005.
Si tratta di un movimento che nasce all’interno del mondo accademico con l’intento di sfruttare le potenzialità del digitale e della rete per disseminare e condividere senza barriere o restrizioni i risultati della ricerca, in modo particolare quella di base. Nasce, principalmente, come opportunità per la ricerca che si nutre e progredisce attraverso la condivisione dei saperi, la disseminazione e l’accesso ai risultati di chi ci ha preceduto.
Propriamente un autore accademico che sceglie di pubblicare i propri lavori in open access garantisce a "tutti gli utilizzatori il diritto d'accesso, gratuito, irrevocabile e universale e l'autorizzazione a riprodurlo, utilizzarlo, distribuirlo, trasmetterlo e mostrarlo pubblicamente e a produrre e distribuire lavori da esso derivati in ogni formato digitale per ogni scopo responsabile, soggetto all'attribuzione autentica della paternità intellettuale." (Dichiarazione di Berlino, trad. italiana)
Si può scegliere di pubblicare in riviste ad accesso aperto che garantiscono la peer-review (gold road). E' possibile selezionare quelle dell'ambito disciplinare di interesse consultando la Directory of Open Access Journals (DOAJ).
Alcune riviste ad accesso aperto possono applicare delle tariffe (APC, Article Processing Charges) per la pubblicazione degli articoli. E' un modo per coprire le spese editoriali e di pubblicazione.
Tuttavia, molte riviste open access non impongono tariffe di pubblicazione perchè supportate dagli enti di ricerca e dalle società scientifiche (diamond open access).
Inoltre, sempre più spesso gli editori commerciali offrono la possibilità di pubblicare, a pagamento, contributi scientifici ad accesso aperto all'interno di riviste o pubblicazioni che richiedono un abbonamento per accedere alla maggior parte dei contenuti. Si parla in questo caso di riviste ibride.
Un buona pratica, in genere gratuita, per disseminare in open access i propri lavori scientifici e garantire la loro conservazione nel tempo consiste nel depositarne una copia accessibile nell'archivio aperto della propria istituzione preferibilmente nella versione editoriale o almeno nella versione postprint o author's accepted manuscritpt, la versione, cioè, che ha già superato la revisione, ma non presenta ancora l'impianto grafico editoriale definitivo. Moltissimi editori consentono agli autori di auto-archiviare una copia digitale delle loro pubblicazioni scientifiche nei repository istituzionali al fine di garantirne l'accesso universale e la conservazione nel tempo (green road). Spesso il deposito è limitato alla versione postprint o author's accespted manuscript ed è soggetto all'aggiunta di una copertina con un disclaimer legale e ad un periodo di embargo. Le condizioni degli editori per l'open access sono consultabili nel database pubblico SHERPA/RoMEO.
L'Ateneo ha approvato il 19 dicembre 2017 la Policy di Ateneo per l’accesso aperto alle pubblicazioni e ai dati della ricerca [.pdf 131 KB] in vigore dal 1 gennaio 2018 che rende obbligatorio il deposito, di norma ad accesso aperto, di una copia digitale di tutte le pubblicazioni di scientifiche nell'Archivio istituzionale della ricerca di Ateneo IRIS-IR.
Open Science o Scienza Aperta è il movimento che cerca di estendere il principio dell'Open Access alle prassi, alle metodologie, agli strumenti, e soprattutto ai dati della ricerca.
E' sinonimo di maggiore sostenibilità, rigore e responsabilità della ricerca. Si basa sui principi di trasparenza, riproducibilità, inclusione, correttezza, equità e collaborazione e cerca essenzialmente di cambiare il modo in cui si fa ricerca, come viene valutata e come viene insegnata. Mira a rendere la ricerca più aperta alla partecipazione, alla revisione o alla confutazione, al perfezionamento e al ri-utilizzo, a beneficio di tutti.
Dal 2016 è anche un obiettivo strategico dell'Unione Europea che ha avviato la realizzazione di una European Open Science Cloud. La European Open Science Cloud è intesa a migliorare e promuovere una più efficace condivisione e circolazione delle conoscenze scientifiche e si configura come un sistema complesso basato su una governance partecipata in grado di rafforzare la cooperazione e garantire la sostenibilità dei servizi e delle infrastrutture comuni attraverso modelli federati.
I risultati delle ricerche, quali dati e pubblicazioni, dovrebbero essere gestiti e distribuiti secondo modalità che assicurino la loro scoperta, l’accesso, l’interoperabilità e il riuso da parte di altri ricercatori o operatori economici, secondo i principi riassunti nell'acronimo FAIR: Findable, Accessible, Interoperable, and Reusable.
Anche l'UNESCO promuove l'Open Science o Scienza Aperta che considera un acceleratore per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e sviluppo in agenda e per la quale ha adottato nel 2021 una raccomandazione sottoscritta da tutti gli stati membri. L'iniziativa mira a rendere globale e condiviso l'accesso ai dati, alle ricerche, alle pubblicazioni scientifiche e alle innovazioni tecnologiche ritenuto un obiettivo prioritario per gli stati membri.
Il 20 giugno 2022 Il Ministero della Ricerca (MUR) ha pubblicato il Piano nazionale della Scienza Aperta (PNSA), in attuazione al Decreto Ministeriale n. 268 del 28 febbraio 2022. Il PNSA, insieme al Piano per le Infrastrutture di ricerca (PNIR), completa l’insieme dei Piani nazionali richiamati dal Programma Nazionale per la Ricerca 2021-2027, e pone le basi per la piena attuazione della scienza aperta in Italia, favorendo la transizione verso un sistema aperto, trasparente, equo, in linea con le più recenti tendenze europee. Nel far questo il Piano individua 5 assi di intervento: le pubblicazioni scientifiche, i dati della ricerca, la valutazione di quest’ultima, la partecipazione e l’apertura dei dati della ricerca su SARS-COV-2 e Covid-19.