I principi della Scienza Aperta
La Scienza Aperta consente di condividere in maniera aperta, i dati, gli appunti, i metodi, i protocolli e i processi di ricerca in modalità e formati che ne facilitano la scoperta, il riutilizzo, la ridistribuzione nonché la riproducibilità.
Scienza Aperta è sinonimo di maggiore sostenibilità, qualità e responsabilità della ricerca. Si basa sui principi di trasparenza, riproducibilità, inclusione, correttezza, equità e collaborazione e cerca essenzialmente di cambiare il modo in cui si fa ricerca, come viene valutata e insegnata; mira a rendere la ricerca più aperta alla partecipazione, revisione, confutazione, perfezionamento e riutilizzo, a beneficio di tutti.
Gli obiettivi
La Scienza Aperta cerca di rispondere a cinque esigenze o "scuole di pensiero" (Fecher & Friesike 2013):
- Scuola democratica: partendo dal presupposto che l'accesso alla conoscenza non sia equamente distribuito, questo approccio si occupa di rendere il sapere accademico (incluse pubblicazioni e dati) liberamente disponibile a tutti.
 
- Scuola pragmatica: in base al principio secondo il quale la creazione della conoscenza è resa più efficiente attraverso la collaborazione e rafforzata attraverso la critica, questo approccio cerca di sfruttare l’efficacia dei sistemi di rete che collegano tra loro gli studiosi.
 - Scuola delle infrastrutture: questo approccio si basa sul presupposto che una ricerca efficiente richiede piattaforme, strumenti e servizi prontamente disponibili per la diffusione e la collaborazione.
 - Scuola della platea pubblica: avendo riconosciuto che per esercitare un impatto reale sulla società, i cittadini devono essere coinvolti nelle attività di ricerca, questo approccio cerca di portare il pubblico a collaborare con la ricerca attraverso la “cittadinanza partecipativa” e di facilitare la comprensione della conoscenza attraverso la divulgazione scientifica.
 
- Scuola della valutazione: traendo la propria motivazione dal fatto che le metriche tradizionali per misurare l'impatto scientifico sono risultate discutibili (per esempio, troppo incentrate sulle pubblicazioni, e spesso solo a livello di rivista), questo filone cerca delle "metriche alternative" che possano trarre vantaggio dalle nuove funzionalità che gli strumenti digitali in rete mettono a disposizione per tracciare e misurare l'impatto della ricerca attraverso attività che prima erano invisibili.
 
I benefici
La piena condivisione delle risorse, la trasparenza, la riproducibilità alla base delle prassi della Scienza Aperta portano numerosi vantaggi per la ricerca e i ricercatori. In particolare la Scienza Aperta:
- aumenta la sostenibilità della ricerca per le generazioni future e diminuisce il divario fra aree più ricche e quelle più povere
 - riduce le frodi, la manipolazione dei dati e la segnalazione selettiva dei risultati e può aumentare la fiducia e l'affidabilità nei risultati scientifici
 - accelera la crescita, l'innovazione sociale ed economica e la risposta a problemi comuni a livello globale
 - aumenta l'impatto della ricerca ( "vantaggio citazionale derivante dall’Accesso Aperto")
 - rende i ricercatori più consapevoli della gestione dei loro diritti d’autore consentendo loro di mantenere la piena titolarità dei diritti d'autore del proprio lavoro e non solo i diritti morali
 - favorisce la ricerca interdisciplinare
 - incentiva l'innovazione tecnologica e lo sviluppo di infrastrutture e reti collaborative
 
Le prassi
La Scienza Aperta comprende una varietà di pratiche che riguardano i diversi aspetti dell'intero ciclo della ricerca e di solito includono:
- l’accesso aperto alle pubblicazioni e modalità di comunicazione scientifica aperta
 - i dati della ricerca aperti e gestiti secondo i principi FAIR (Findable, Accessible, Interoperable, Reusable) e un piano di gestione dei dati
 - il software libero
 - i flussi di lavoro, gli appunti, gli esperimenti, i progetti di ricerca aperti
 - la scienza partecipativa (citizens' science)
 - le risorse aperte per l’apprendimento e l’insegnamento
 - metodi alternativi per la valutazione della ricerca, inclusa la revisione aperta tra pari
 
Gli strumenti
Le attività e le pratiche connesse alle diverse fasi del ciclo della ricerca possono essere supportate da infrastrutture e applicazioni tecnologiche che facilitano la collaborazione fra i ricercatori, la disseminazione, la scoperta, l'accesso, l'interoperabilità e il riuso delle ricerche, la loro certificazione e la conservazione nel tempo.
I bibliotecari dell'Università di Utrecht Bianca Kramer e Jeroen Bosman nel 2018 hanno realizzato a titolo esemplificativo un Rainbow of open science practices, un arcobaleno di possibili prassi dell'Open Science collegandole con esempi di applicazioni e strumenti aperti immediatamente utilizzabili da tutti i ricercatori nella pratica quotidiana della ricerca:
- utilizzare misure di impatto alternative a quelle citazionali, es. Altmetrics
 - comunicare sui social media, es. Twitter
 - condividere poster e presentazioni, es. AMS Acta di Unibo per la letteratura grigia
 - utilizzare licenze aperte per depositare in archivi o pubblicando su riviste Open Access, es. Creative Commons
 - pubblicare i propri lavori scientifici in modalità Green Open Access, es. il repository istituzionale Unibo per le pubblicazioni di ricerca IRIS
 - pubblicare i propri lavori scientifici in modalità Gold Open Access, es. con i servizi editoriali di Unibo diamond o platinum es. AlmaDL Journals o AlmaDL Series, oppure con editori full gold OA presenti nei registri referati internazionali DOAJ e DOAB avvalendosi delle agevolazioni negoziate dall'Ateneo
 - provare la open peer-review, es. PubPeer o F1000
 - condividere i pre-prints, es. OSF, Arxiv o Biorxiv, RePEc..
 - utilizzare formati leggibili dalle macchine, es. Jupiter o CoCalc
 - usare forme di scrittura collaborativa, es. Overleaf o Authorea
 - condividere protocolli o workflow, es. Protocols.io
 - condividere appunti o note di laboratorio, es. OpenNotebook Science
 - condividere il software, es. GitHub
 - condividere i dati di ricerca, es. AMS Acta data repository di Unibo, Zenodo o altri data repository pubblici disciplinari presenti nel registro re3data
 - pre-registrare esperimenti, es. OSF o AsPredicted
 - commentare pagine web, es. Hypothes.is
 - usare bibliografie condivise, es. Zotero
 - condividere progetti di ricerca, es. RIO Journal